FAMagazine. Ricerche e progetti sull'architettura e la città invita studiosi di architettura nazionali ed internazionali a riflettere sulle tecniche dello storytelling applicate all'architettura, ragionando sul rapporto tra costruzione e racconto. I testi selezionati saranno pubblicati sul numero 45, lug.- sett. 2018.
Il rapporto architettura-narrazione, ampiamente indagato nel tempo, può avere declinazioni molteplici, la call si propone di affrontare la sfera specifica dello storytelling, intesa come nuova forma di comunicazione contemporanea.
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Ai partecipanti quindi il compito di ragionare sulle relazioni possibili tra questi due mondi e su quando entra in gioco lo storytelling nel processo progettuale: può dunque questo strumento contribuire a raccontare ciò che l'architettura da sola non riesce a fare?
È possibile partecipare alla call con due tipologie di saggi:
- saggi brevi compresi tra le 12.000 e le 14.000 battute (spazi inclusi), che verranno sottoposti direttamente alla procedura di double blind peer review;
- saggi lunghi maggiori di 20.000 battute (spazi inclusi) la cui procedura di revisione si articola in due fasi.
La partecipazione alla call è aperta a studiosi di architettura (dottorandi, ricercatori, professori e architetti) nazionali ed internazionali.
PREMI
Se selezionati, gli articoli saranno pubblicati sul numero 45, lug.-sett. 2018.
MAGGIORI INFORMAZIONI
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Trovandoci nell’era della comunicazione, non stupisce il crescente interesse per la relazione tra architettura e forme di narrazione.
Delle molteplici declinazioni in cui il rapporto può essere inteso (architettura e sua narrazione attraverso il commento critico, il testo teorico, la relazione di progetto, oppure l’individuazione di strutture narrative in progetti di architettura, solo per fare alcuni esempi) riscuote un certo successo il proposito di accostare l’architettura a un concetto proprio della comunicazione contemporanea, lo storytelling.
La pratica di raccontare storie come strategia di comunicazione persuasiva si è diffusa in ambito formativo, politico, economico e aziendale prima di giungere a essere proposta come strumento del mestiere dell’architetto: attraverso questa tecnica il progetto di architettura può essere comunicato, divulgato, spiegato e messo sul mercato.
Nel caso dello storytelling, nella relazione tra narrazione e architettura, quest’ultima è l’oggetto della storia che viene raccontata. All’architetto e allo studioso di architettura si richiede di ampliare e aggiornare gli strumenti tradizionali di rappresentazione, descrizione e trasmissione della disciplina: al primo per affrontare le nuove forme di relazione con gli agenti della trasformazione ambientale, al secondo per dare conto di un’esigenza, più che di multidisciplinarietà , di dialogo dell’architettura con altre forme mediali.
Architettura e racconto intrattengono, però, un legame più profondo: apparentemente lontani e quasi inconciliabili per la materia su cui operano, la pietra e le parole, lo spazio e il tempo, per la gravità dell’uno e la leggerezza dell’altro, mostrano significative analogie se li consideriamo nel loro porsi tra uomo e mondo.
Studi provenienti dai due campi disciplinari dell’architettura e delle scienze umane hanno analizzato le corrispondenze tra testo letterario e immaginario architettonico in esso contenuto o, viceversa, tra testo architettonico e l’immaginario letterario che lo ha ispirato, individuando strutture narrative in progetti di architettura o simmetricamente forme architettoniche come matrice di opere letterarie.
Ma al di là della reciproca influenza o dell’analogia strutturale che può derivarne, architettura e narrazione sono intimamente accomunate da moventi assimilabili.
Psicologi culturali, antropologi, semiologi e linguisti hanno descritto l’attitudine propriamente umana a organizzare l’esperienza in forma narrativa per costruire significati condivisi: una predisposizione basata sul bisogno dell’essere umano di dare forma e senso al proprio agire mettendo in relazione passato, presente e futuro, formalizzando l’accaduto in racconto.
Questa formalizzazione non è lontana dall’attività che l’uomo compie sottraendo all’indeterminatezza i propri luoghi e imponendovi forme che riflettano un senso.
Qui l’architettura non è l’oggetto della narrazione, ciò che viene raccontato, ma è essa stessa una forma di narratività ermeneutica rispetto all’attitudine umana all’abitare, al vivere insieme nelle forme complesse del rito, dell’intrattenimento, della cura, del lavoro.
Una narrazione dunque potenzialmente anche pratica critica rispetto alle condizioni date, a differenza dallo storytelling la cui efficacia sembra risiedere più nella semplificazione esplicativa che nella problematicità .
Quali relazioni sono possibili tra le tecniche contemporanee dello storytelling applicate all’architettura e il potenziale senso narrativo dell’architettura? Le prime suppliscono là dove l’architettura non riesce a essere convincente nel suo racconto, ad aderire alle domande dell’abitare? Le forniscono nuove parole o invece “ce la stiamo raccontando”?
La call è rivolta a ricercatori che vogliano interrogarsi su architettura e narrazione, su costruzione e racconto, in quelle descritte e in altre possibili intersezioni.
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